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RIVESTIMENTI DELLE MURATURE, PROSPETTI SUD ED EST

I prospetti sud ed ovest del Santuario della SS. Trinità  presentano una medesima storia conservativa. Dall’esame ravvicinato delle superfici nelle zone lacunose o di parziale distacco, si sono potuti notare almeno tre distinte stesure di intonaco di malta di calce e inerte, ascrivibili a diverse fasi decorative.

Ad una prima finitura di calce corposa e  pigmentata su intonaco di spessore variabile, che si adattava alle irregolarità della muratura, è seguita una seconda stesura di intonaco di spessore medio di circa 1 cm, in malta di calce aerea e sabbia fine vagliata, che si suppone scialbato e rifinito con decorazioni a tinta a calce.

L’ultima fase, che è quella ancora visibile anche se fortemente degradata, si compone di un intonaco di minor spessore rispetto a quello sottostante, su cui sono state tracciate le linee costruttive della decorazione, eseguita  poi a secco con pigmenti stemperati in grassello di calce.

Stratigrafia degli intonaci visibile da una lacuna: intonaco dell’ultima fase decorativa con tinta a calce color ocra (A), stesura di scialbo bianco su intonaco di sabbia e calce (B) e prima fase decorativa riscontrabile sulle superfici (C)

INDICAZIONI SULLO STATO DI FATTO

I maggiori problemi conservativi riscontrabili sugli intonaci antichi delle due facciate in oggetto sono da ascriversi principalmente all’esposizione delle superfici agli agenti atmosferici esterni, vento e acqua. L’azione meccanica di particelle solide di varia natura portate dal vento e il dilavamento provocato dalle acque meteoriche, battenti o di ruscellamento, ha prodotto una erosione della superficie (corrasione) con una perdita costante della matrice legante e dello strato di colore  e la progressiva liberazione dei clasti dello scheletro (nomenclatura tratta da S. Franceschi e L. Germani, Il degrado dei materiali in edilizia – Cause e valutazione delle patologie,DEI, Roma 2007) . Alla decoesione superficiale è seguita anche una caduta del materiale con lacune che si evidenziano specialmente nella zona centrale intorno alla apertura circolare, sulla facciata esposta ad ovest.

La stratificazione di intonaci, costituitasi nel tempo in più fasi decorative, e lo stato di forte decoesione delle malte ha prodotto inoltre fenomeni di deadesione e distacchi di media  e grave entità.  Si ipotizza una situazione di forte indebolimento delle malte anche nelle zone limitrofe alle stesure di intonaco a base di malta cementizia, utilizzate in precedenti interventi conservativi per colmare lo stato frammentario della decorazione originaria. La natura dei prodotti impiegati non ha certamente limitato la migrazione e la cristallizzazione di Sali solubili  con evidente peggioramento delle superfici a contatto.

In generale anche lo stato dei recenti rifacimenti non appare dei migliori. Superficialmente si nota una polverizzazione e abrasione della velatura a calce stesa sulle superfici, e  a livello più profondo si riscontrano crepe,  perdite di continuità e rigonfiamenti tra gli strati di intonaco e la muratura, non aiutate dalla presenza di umidità di risalita capillare dal terreno e da quella di infiltrazione generata da difetti nel sistema di raccolta e smaltimento delle acque.  

Particolare di cadute di lacune di intonaco
Particolare del prospetto ovest dove si nota l’erosione dovuta a corrasione dell’intonaco superficiale

OBIETTIVO DELL’INTERVENTO

Il progetto prevede l’asportazione degli intonaci recenti cementizi e la loro riproposizione con malte di sola calce e inerti (sabbie e polveri di marmo), e il restauro conservativo degli intonaci antichi appartenenti all’ultima fase decorativa con una riproposizione estetica, che  rispetti lo stato frammentario delle superfici pur migliorandone la lettura cromatica.

Visto lo stato di decoesione degli intonaci originali e la loro esposizione in esterno si propone come consolidante e protettivo un trattamento con ossalato d’ammonio, in grado di garantire una buona riaggregazione ai materiali senza ausilio di ulteriori interventi protettivi e senza modificare le caratteristiche di traspirabilità e porosità delle superfici.

 

PROTOCOLLI OPERATIVI

In-pulsecco

Operazioni preliminari. Andranno rimossi i depositi superficiali incoerenti e aderenti alla superficie muraria, a secco con pennellesse e piccoli aspiratori prestando attenzione a non provocare perdita di materiale originale, agendo dunque su superfici in buono stato di conservazione.

In-preconso

Operazioni di preconsolidamento. In caso di intonaci pericolanti, si dovrà provvedere ad un preconsolidamento con maltine premiscelate (tipo Ledan o PLM) o artigianali a base di calce idraulica e inerti ventilati e/o alluminato di calcio (in caso di necessità di un materiale più leggero) ad iniezioni, previa veicolazione di una soluzione di acqua e alcool e pulitura dai residui polverosi delle zone di iniezione e con l’aiuto se necessario di puntelli provvisori e/o a velinature di resine acriliche ad alte percentuali in solvente (Paraloid B72) che evitino il collasso degli intonaci e che permettano in seguito una facile rimozione.

In-asporta

Rimozione di stuccature Le stuccature e i rifacimenti, eseguiti durante precedenti interventi che per composizione (malta a base cementizia) o morfologia risultino inidonee alla superficie dell’intonaco originale, andranno rimosse meccanicamente con scalpelli, martelli, martelline e microscalpelli, prevedendo il consolidamento ed il fissaggio dei bordi.

In-pulichimi

Pulitura. Previa esecuzione di saggi per la scelta della soluzione e dei tempi di applicazione, si rimuoveranno i    depositi    superficiali   incoerenti, concrezioni,    incrostazioni   e   macchie   o sostanze di varia natura mediante un ciclo di applicazione ad impacco o a pennello tramite velina, di acqua demineralizzata o soluzioni di carbonato o bicarbonato d’ammonio e/o tensioattivi adeguatamente sciacquati con acqua demineralizzata. Seguirà un eventuale successiva rimozione dei residui di sporco  mediante spugne, tamponi,  spazzole,  bisturi,  specilli.

In-consprof

Consolidamento in profondità. Laddove gli intonaci presentino problemi di rigonfiamenti con distacchi dal supporto murario, vanno effettuate operazioni di consolidamento in profondità, con iniezioni progressive di maltine premiscelate (tipo Ledan o PLM) o artigianali a base di calce idraulica e inerti ventilati e/o con alluminato di calcio in caso di necessario alleggerimento del materiale di consolidamento. Le iniezioni andranno precedentemente veicolate con una soluzione di acqua e alcool, previa realizzazione di piccoli fori con trapani a mano. In caso di forti distacchi ci si servirà di puntelli provvisori graduabili.

In-conscort

Consolidamento  e protezione superficiale Visto lo stato di decoesione degli intonaci si prevede un trattamento della superficie con ossalato di ammonio ad impacco, con tempi di contatto e percentuali da stabilire secondo il risultato fornito da delle opportune prove preliminari.

In-trattlac e In-stuccatu

Stuccatura, reintegrazione e protezione superficiale. La stuccatura di cadute degli strati d'intonaco e della muratura lasciata a vista dalla asportazione di intonaci non ritenuti più idonei si effettuerà, previa esecuzione dei saggi per la composizione della malta idonea per colorazione e granulometria, tramite l'applicazione di due o più strati d'intonaco in malta di calce e inerti (sabbie vagliate e polveri di marmo) con cazzuole, frettazzi, spatole, prevedendo la successiva pulitura e revisione cromatica dei bordi. Si concorderà con la D.L. la possibile realizzazione dei rifacimenti a livello o sottolivello.

In-tintcalc e In-intpitto

Si procederà alla riproposizione cromatica attraverso tinte a calce o a silicati e ad acquarello con tecnica a tratteggio e/o a velatura  secondo le indicazioni fornite dalla D.L. e dalla soprintendenza di riferimento.

 

TRATTAMENTO CON  AMMONIO OSSALATO

Tra le molte patine osservabili sulle opere d’arte, il film di ossalato di calcio è stato al centro di numerosi studi per determinare sia il meccanismo di formazione che l’opportunità di rimozione dello stesso. La genesi di queste particolari patine può essere messa in relazione con residui di vecchi trattamenti protettivi basati  su sostanze organiche come oli, colle  e caseine.

Partendo dalla considerazione che l’ossalato di calcio non è attaccabile da solventi e da sostanze acide e basiche e che l’assorbimento da parte del substrato viene sensibilmente ridotto è stato messo appunto da parte dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze un metodo di protezione che si basa proprio sulla formazione di un film di tale materiale.

Il trattamento, che trasforma la calcite in ossalato di calcio a partire da un impacco di soluzione di ammonio ossalato e acqua demineralizzata, sembra dare degli indubbi vantaggi a livello chimico–fisico su manufatti composti principalmente da carbonato di calce. Unica restrizione nell’utilizzo è la presenza di pigmenti a base di rame (tipo azzurrite e malachite), che potrebbero alterarsi a contatto con lo ione ammonio. La formazione di calcio ossalato a livello superficiale (pochi micron) garantisce una protezione contro soluzioni acide che vengano a contatto con le superfici, senza che questo interferisca con la loro bagnabilità e traspirabilità.

La reazione chimica artificialmente innestata produce anche un’azione desolfatante e consolidante, aumentando la coesione dei substrati calcarei.

 

                 CaCO3       +     (NH4)2C2O4     +    H2O   →    CaC2O4 • H2O ↑     +     (NH4) 2 CO3

             carbonato di calcio        ossalato di ammonio                           ossalato di calcio                carbonato d’ammonio

 

                                   (NH4) 2 CO3       →    2HN3 ↑    +    H2O  ↑    +    CO2

                                       carbonato d’ammonio       ammoniaca

Fig. 1 - Azione di consolidamento del trattamento ad ossalato d’ammonio

 

 

                CaSO4 • 2H2O    +     (NH4)2C2O4     →    CaC2O4  •H2O    +     (NH4) 2 SO  +    H2O                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                     

                      solfato di calcio             ossalato di ammonio            ossalato di calcio             solfato d’ammonio

Fig.2 - Azione desolfatante del trattamento ad ossalato d’ammonio

 

METODO DI APPLICAZIONE

L’ossalato d’ammonio sotto forma cristallina viene disciolto in acqua demineralizzata percentuali mai superiori al 5-6%. La soluzione ottenuta viene applicata con impacchi di polpa di cellulosa o con carta giapponese di idonea grammatura che garantisca di mantenere la superficie a contatto con il materiale in modo da favorirne la massima penetrazione. I tempi di contratto variano a seconda dei casi e dei materiali su cui si sta lavorando (dipinti murali o materiale lapideo) dalle 2 ore fino ad un massimo di 24-36 ore. La temperatura minima di applicazione è di 5° C ed i risultati ottimali si raggiungono sopra i 10°C.

 

ALLUMINATO DI CALCIO

L’uso di questo prodotto da iniezione da miscelare direttamente in cantiere permette di ottenere consolidamenti con un materiale con caratteristiche di peso specifico, una volta asciugato, inferiori rispetto alle tradizionali maltine.
Il volume finale della malta è determinato dalla reazione tra l’alluminio metallico e il grassello che produce un gas che fa lievitare l’impasto, in questo modo a parità di massa si possono riempire tasche e distacchi  più estesi.

Si ottiene miscelando:

GRASSELLO DI CALCE                              1 parte

SABBIA FINISSIMA (Apha 70)                    2 parti

PRIMAL AC 33                                         al 10%

ALLUMINIO IN POLVERE                           0,5% sul peso complessivo dell’impasto.

 


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